É morto Altero Matteoli, allievo di Beppe Niccolai ed ex MSI

Altero Matteoli
Altero Matteoli

Altero Matteoli, ex deputato del Movimento Sociale Italiano, è morto a 77 anni in un incidente stradale sull’Aurelia. I giornali parlano di uno scontro frontale tra la BMW sulla quale Matteoli viaggiava solo e un’altra automobile, una Nissan, sulla quale c’erano un uomo e una donna che sono rimasti feriti. L’incidente è avvenuto all’altezza del comune di Capalbio, in provincia di Grosseto. L’Aurelia è stata chiusa al traffico in direzione Roma. Altero Matteoli era nato a Cecina, in provincia di Livorno, e si occupava di politica da quarant’anni. Ne aveva passati quasi otto da ministro, in tre diverse legislature: fu ministro dell’Ambiente nel primo e nel secondo governo Berlusconi, e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2008 al 2011, nel suo terzo governo. La sua carriera politica era iniziata nel Movimento Sociale Italiano, cresce politicamente accanto a Beppe Niccolai, storico esponente pisano dell’MSI.; poi era passato ad Alleanza Nazionale nel 1995 e infine a Forza Italia. Era entrato in Parlamento per la prima volta nel 1983, e da allora ci era rimasto quasi sempre: nel 2013 era infatti stato rieletto con Forza Italia.

Primo firmatario di sette proposte di legge in materia di:

  • istituzione dell’Ente per la valorizzazione del litorale pisano;
  • istituzione in Pisa di una sezione distaccata del Tribunale amministrativo regionale della Toscana;
  • legge quadro in materia di cave e torbiere; istituzione in Pisa di una sezione distaccata della Corte d’Appello di Firenze;
  • assegnazione di alloggi agli appartenenti alle forze dell’ordine da parte degli Istituti autonomi case popolari;
  • istituzione del consorzio Comuni della Garfagnana;
  • obbligo delle Ferrovie dello Stato di istituire, sui treni-viaggiatori a lunga percorrenza, un servizio di assistenza sanitaria.

Cofirmatario di 36 proposte di legge, ha presentato 43 interrogazioni.

La sua militanza politica comincia da giovane. In Toscana inizia una carriera che lo porterà a ricoprire numerosi incarichi ad ogni livello; nel 2000 fu anche candidato alla presidenza della Regione per la Casa delle Libertà, elezione che perse contro Claudio Martini con un risultato comunque di rilievo (prese il 40%). Esponente del Movimento Sociale Italiano, ne fu segretario regionale per la Toscana. Fu consigliere comunale a Castelnuovo Garfagnana (Lucca) e di Livorno per quattro legislature, poi consigliere provinciale di Livorno, sempre eletto nelle liste del Msi. La sua prima elezione alla Camera dei deputati risale al 1983. Nel 1994 l’ingresso in Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini: sarà un esponente di punta, più volte ministro con i governi Berlusconi. Fra le attività parlamentari, fu membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle associazioni criminali. Nel 1994 fu nominato per la prima volta ministro dell’Ambiente nel primo governo Berlusconi fino al gennaio 1995. Alle elezioni politiche del 2001 venne eletto alla Camera nel collegio uninominale di Lucca per la coalizione della Casa delle Libertà. Dall’11 giugno 2001 fino al maggio 2006 tornò ministro dell’Ambiente nel secondo e terzo governo Berlusconi. Alle elezioni politiche del 2006 venne eletto al Senato, dove fu capogruppo di An. Ma la rilevante attività politica nazionale non gli impedì di candidarsi e vincere le elezioni a Orbetello (Grosseto) nel maggio 2006, carica ricoperta fino al 2011. Nell’ultimo governo Berlusconi, il quarto, fu ancora ministro ma in quella occasione venne incaricato di occuparsi delle infrastrutture e dei trasporti. Il 16 novembre 2013 il passaggio a Forza Italia e nel 2014 la nomina nel comitato di presidenza del partito. L’ultimo incarico ricevuto da Berlusconi fu quello di coordinatore del tavolo del centrodestra sulle alleanze e i programmi in vista delle scorse elezioni amministrative, poi confermato nel ruolo per le prossime elezioni locali e regionali.

Nel 2004, quando era ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, viene accusato di favoreggiamento, per aver avvisato il prefetto di Livorno, Vincenzo Gallitto, di un’inchiesta a suo carico per abusi edilizi nell’Isola d’Elba che devastano il patrimonio ambientale della zona. Il tribunale dei ministri di Firenze dichiara la propria incompetenza funzionale e lascia il caso al tribunale ordinario. Nel 2009, la giunta della Camera nega l’autorizzazione a procedere per Matteoli, scatenando le critiche dell’opposizione. Il suo protetto, Vincenzo Gallitto invece è stato condannato. Nel febbraio 2005, quando era ministro dell’Ambiente, è stato indagato di nuovo per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio in relazione all’inchiesta sul “mostro di Procchio”, un complesso in costruzione a Marciana nell’isola d’Elba, in merito alla quale Matteoli, in una telefonata col prefetto di Livorno, aveva chiesto informazioni sulla notizia di una possibile indagine a suo carico per abusi edilizi, indagine al tempo ancora ignota al prefetto che dunque si allertò distruggendo le prove. L’indagine si inseriva in una più vasta inchiesta che coinvolgeva, tra gli altri, un giudice e due prefetti, accusati di corruzione. Poi il l’ecomostro di Procchio è stato abbattuto. Rinviato a giudizio il 4 maggio 2006, dopo la prima udienza in ottobre, il 17 maggio 2007, la Camera bloccò il processo (394 voti favorevoli, 2 contrari e 32 astenuti), sollevando un conflitto di attribuzione tra poteri dello stato alla Consulta contro il Tribunale di Livorno che, non considerando la telefonata del Matteoli al prefetto di Livorno riconducibile alle sue funzioni ministeriali, aveva proceduto senza richiedere l’autorizzazione a procedere alla Camera. Nel luglio 2009 la Corte Costituzionale ha annullato la richiesta di rinvio a giudizio espressa dal Tribunale di Livorno per favoreggiamento in relazione alla vicenda del complesso dell’isola d’Elba e dava ragione alla Camera dei deputati che aveva sollevato il conflitto di attribuzione, sostenendo che avrebbe dovuto essere il Tribunale dei Ministri a giudicare il ministro, previa autorizzazione a procedere da parte della Camera. Nel 2014 Altero Matteoli risulta indagato per corruzione, tra i 100 indagati dalla Procura di Venezia, per l’inchiesta sul MOSE. l’ex Ministro dell’Ambiente e poi delle Infrastrutture e Trasporti nei Governi Berlusconi sarebbe entrato nel gioco di dazioni di denaro, in cambio di favori, costruito da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dell’opera, accusato di aver condizionato l’assegnazione dei lavori con la creazione di fondi neri da destinare al finanziamento illecito. In particolare, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, avrebbe confermato le accuse nei confronti dell’ex ministro: aveva riferito di aver consegnato in diverse occasioni più di 400.000 euro, proveniente dalla casse del Consorzio, per le campagne elettorali di Altero Matteoli e, inoltre, di aver inserito nell’appalto per i lavori di bonifica e marginamento l’azienda di Erasmo Cinque, compagno di partito dell’ex ministro, su richiesta pressante di Matteoli. Erasmo Cinque intascò una parte degli utili degli interventi pur non avendo lavorato mai. Il 14 settembre 2017 in primo grado Matteoli e Cinque vengono condannati a 4 anni di reclusione per corruzione.